Monday, September 20, 2010

La folle situazione giuridica di molti Rom in Italia

Pensando di fare cosa utile, cerchero' in alcune note, di sintetizzare alcuni punti salienti della questione Rom e Sinti, che credo rilevante. E' importante conoscere quale sia la situazione prima di cadere nella trappola di Alemanno.

Comincio con una distinzione:
"Nomadi"
1)termine scorretto per l'identificazione di popolazioni anche molto diverse fra loro.
2)Non si tratta di nomadi, per la gran parte vivono in case di edilizia popolare, case di proprieta' e terreni privati.

Ci sono poi coloro che vivono nei campi: molti di essi sono qui da oltre trent'anni, provengono dai territori dell'ex-Jugoslavia, altri dai Balcani, gli ultimi in ordine cronologico, vengono dalla Romania.

Il primo dato assoluto, sul quale soffermarsi, e' che quasi il 50% di queste persone hanno meno di 18 anni. Chiaro dunque che una politica che si rivolga a questa minoranza non puo' sottostimare il valore della formazione e dell'inclusione in termini scolastici e, dunque deve essere soprattutto, una politica rivolta ai minori. 
....
Qual e' uno dei problemi maggiori dei minori(e non solo)?
Il primo problema e' la cittadinanza e questo vale per molti di essi, nati in Italia. Molte di queste persone giunte dalla Jugoslavia, fino agli anni 90, non vengono riconosciute dagli stati nati successivamente alla sua dissoluzione. Questo significa che molte di queste persone giunte senza passaporto, si trovano adesso prive della possibilita' di avere un documento di identita' valido.
Come viene detto spesso, sono apolidi de facto  e difficilmente lo possono diventare de jure, poiche' per l'ottenimento di questo status e' necessario il certificato di residenza e il permesso di soggiorno, che e' ottenibile solo con un documento di identita'. Siamo cioe' all'assurdo !

Paolo Ciani, della Comunita' di S. Egidio, spiega la situazione con un esempio che credo debba far riflettere:
per molti quattordicenni, la situazione si complica al momento del rinnovo del permesso di soggiorno del genitore sul quale sono iscritti. Per ottenere il permesso di soggiorno e' necessario il passaporto e per quanto detto questo e' impossibile (pur essendo nati in Italia, ci tengo a sottolinearlo).
Cosa fa la Questura? Fino a qualche tempo fa, i minori venivano iscritti sul permesso del genitore, fino al compimento del 18° anno. Con la restrizione delle norme adesso i casi sono due:
* non si accetta la domanda di rinnovo del genitore finche' non viene presentato il passaporto del minore;
* si rinnova il permesso del genitore, escludendo il figlio, il quale ricade nell'invisibilita'.
Solo dopo innumerevoli segnalazioni, e' stata emanata una circolare dal Ministero dell' Interno attraverso la quale e' consentito dare ad un minore il permesso di soggiorno per motivi familiari fino al compimento della maggiore eta'.
Adesso, si attende l'applicazione della circolare e soprattutto il recupero degli "scomparsi". (continua)

Tuesday, January 19, 2010

Mandiamoli a casa...

..i pregiudizi. Da una idea di Andrea Civati, non parente di Giuseppe, nasce l'idea di fare un prontuario.
Hanno collaborato Ernesto Maria Ruffini, Giuseppe Civati e lo stesso Andrea.
Lo trovate qui.  Anche questa e' una produzione della nostra rete, I banda larga.

Tuesday, January 5, 2010

Primo marzo di cittadinanza (G. Civati-L'Unita')


«L’amore che detta ogni legge», canta l’ultimo Lorenzo. Già. L’anno dell’amore e delle riforme, come no? Abbiamo, però, presto scoperto che l’amore “di governo” non è universale. La maggioranza è stata chiara: nessuna decisione a proposito della legge sulla cittadinanza prima delle Regionali. Come già per il nucleare, è il caso di rinviare: stranieri e impianti radioattivi possono nuocere alla campagna elettorale della destra, dividere le tribù, seminare scompiglio nella loro tetragona unità, dettata dall’adorazione del capo e garantita dal “dolce far niente” di questi due anni. Anche i Fini sembrano giustificare i mezzi. Qualcosa, invece, non molto lontano dalla politica, si muove. Perché i “luoghi comuni” non bastano più a una società che chiede soluzioni. Perché non ci si può fermare sulla soglia e, pensando a quel film nelle sale di questi tempi, Welcome, sul confine: bisogna entrare nel merito.
Ecco l’idea dello sciopero degli stranieri. Che parte da una domanda che tutti dovrebbero porsi, prima di tante altre: «Non volete immigrati tra i piedi? Benissimo: provare per credere. Che cosa accadrebbe se i 4 milioni di immigrati presenti in Italia incrociassero le braccia per un giorno? Se migliaia di infermieri, pizzaioli, muratori semplici e specializzati, saldatori, mulettisti, badanti, baby sitter, cassiere, capireparto, artisti, mediatori culturali ed educatori, addetti alle pulizie negli uffici, custodi e camerieri, centralinisti, magazzinieri, operatori informatici, insegnanti, medici… si fermassero tutti insieme?».
C’è un gruppo su Facebook (7000 adesioni in pochi giorni). C’è un blog (www.primomarzo2010.blogspot.com) con tutte le “istruzioni per l’uso”. C’è l’iniziativa di un gruppo di donne, guidato da Stefania Ragusa, Daimarely Quintero e Cristina Seynabou Sebastiani. Perché i democratici italiani, iscritti e simpatizzanti, non si mettono a disposizione di questo progetto? Perché, oltre al «soldato Sarubbi» (lasciato fin troppo solo in una battaglia decisiva), non ci si muove tutti-ma-proprio-tutti insieme, all’insegna di quell’alleanza tra vecchi e nuovi cittadini che non abbiamo mai praticato? Perché stiamo incredibilmente lasciando questo spazio di iniziativa ad altri, dimenticandoci che non c’è tema più costituzionale di questo? Come già in passato, mi si risponderà: così si perdono voti. Molto triste e tutto da dimostrare. Una cosa è certa: ci si guadagnerebbe in dignità. E si scoprirebbe magari quell’identità del Pd di cui spesso sentiamo parlare, nei congressi e nei dibattiti, e di cui si trova ancora troppo flebile respiro nella società italiana. Perché in nome della cittadinanza e del rispetto dei diritti di chi lavora, di chi produce il 10% del Pil, di chi paga le tasse (e non le può evadere, tra l’altro), di chi paga e pagherà la pensione anche a noi italiani, non ci mobilitiamo? Sarebbe bello, sarebbe democratico.

Saturday, January 2, 2010

Pisanu: un'altra proroga


Niente, cio' che facevo negli Stati Uniti, ovvero andare nei coffee shop a lavorare, grazie alla liberta' di avere l'accesso a Internet dovunque, non potro' farlo.
Io credo sia un limite pesante. Niente banda larga, niente wi-fi libero. Ne avevamo parlato qui.
Guido ci fa sapere che dobbiamo sorbirci un altro anno di proroga. Ecco la disposizione dalla gazzetta ufficiale.
 
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